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DESCRIPTIO ORBIS ROMANI

Giorgio Ciprio, scrittore bizantino (inizi sec. VII) ha lasciato una descrizione dell'Impero romano d'Oriente, della quale quello che resta è importantissimo come unica fonte per la storia delle prefetture d'Italia e d'Africa durante l'invasione longobarda.
Il Ciprio aveva redatto, nella sua "Descriptio Orbis Romani", una relazione sul sistema amministrativo dell'Italia Bizantina per cui dalla provincia Urbicaria (Roma), sarebbero dipese le città liguri, mentre dalla provincia Annonaria, cioè dal castello militare di Ravenna, avrebbero preso direttive (secondo un'interpretazione oggi molto controversa da riesaminare per correttezza scientifica) i castelli e le città fortificate, come Tabia (o come più precisamente si diceva il Kastron Tabia).
Accettando come valida tale interpretazione, sulla base di una tradizione storica che fa capo al Lamboglia (pp. 102. 107 s.), lo sforzo militare longobardo dovette quindi volgersi in primo luogo contro la direttrice Campomarzio-Tabia per disperdervi la guarnigione greca: tuttavia pur disconoscendo (come oggi si sostiene) la presenza del Kastron Tabia, la distruzione della base marittima di Costa Beleni, restaurata dai Greci (come evidenziarono le indagini archeologiche del Lotti, sec. XIX, e del Molon, sec. XX) sarebbe stata la conseguenza della necessità di uno sforzo bellico longobardo contro strutture militari bizantine abbastanza forti da rappresentare un pericolo concreto.
Nell'estremo Ponente ligure, ad integrazione del sistema strategico di prima linea, una fra le principali strutture difensive del "limes" (1) dell'Imperatore Costanzo III Link esterno era il Castello di Campomarzio (destinato ad accogliere i Numeri, contingenti militari composti da ufficiali greci ma, perlopiù, da soldati reclutati fra le popolazioni semi-selvagge dei confini dell'Impero orientale) in contatto sia coll'agro di Nervia (dove, secondo Romeo Pavoni, il centro di Ventimiglia avrebbe costituito, assieme al suo territorio, un nodo strategico per tutto il sistema militare dell'Impero orientale) che col Distretto greco di Taggia, che, naturalmente, con il variegato complesso di Porto Maurizio (Oneglia) cui faceva da contraltare il sito strategico di Pieve di Teco sulla via Marenca del Nava.
L'esistenza del bizantino Castello di Campomarzio e l'assonanza del toponimo "Taggia" (come scrive il Coccoluto p. 159, specie per un pur incompleto riscontro bibliografico) "possono aver indotto molti studiosi", tra cui il Lamboglia, ad ipotizzare in questa area la presenza di un Kastron bizantino (invero il Coccoluto dimentica la presenza della notevole onomastica greco-bizantina nella zona) che altri hanno identificato nella chiesa di Santa Maria di Castello presso Tabiano nell'Appennino emiliano (P. M. Conti, L'Italia bizantina nella "Descriptio Orbis romani" di Giorgio Ciprio in "Memorie dell'Accademia Lunigiense G. Cappellini", n.s., XL, 1979, pp. 115, 625 Castrum Tabiani).
La Chiesa, a cui si fa riferimento, potrebbe trattarsi della Chiesa di Santa Maria di Tabiano Castello detta del Gisolo, in provincia di Parma.
Il Castello di Campomarzio (S. Giorgio), ove son riconoscibili costruzioni bizantine su resti di un avamposto romano, a sua volta eretto sul cuspidale di un castelliere ligure, restò per secoli a guardia del percorso vallivo dell'Argentina.
Dai primi del 1800 una serie di scavi archeologici ha fatto individuare come la stazione stradale romana di Costa Beleni si sia evoluta in un nucleo urbano e portuale del medio Impero e poi in un insediamento paleocristiano, ove si son individuate due basiliche primigenie ed una necropoli.
Le relazioni del centro logistico e strategico di Taggia tanto col Castello di Campomarzio, quanto col "limes" di Costanzo (come a suo tempo disquisì Teofilo Ossian de Negri) quanto ancora con la stazione marittima di Porto Maurizio oltre che con il complesso di Ventimiglia, confortano però il giudizio che tutto il Ponente ligustico rientrasse comunque saldamente nelle scelte strategiche bizantine per la difesa dei loro superstiti domini italici.
Si può concordare col Pavoni (p. 113 e note) quando afferma che, data la caduta di fronte all'espansionismo longobardo della "Linea avanzata dei baluardi Greci", i bizantini si trovarono nella necessità di rafforzare il sistema difensivo della Liguria marittima di Nord-Ovest creando i Fines (2) Tabienses, preposti, quali distretto castrense bizantino arroccato intorno al Castello di S. Giorgio di Campomarzio, a bloccare qualsiasi penetrazione per la valle Argentina.
Sempre il Pavoni si sofferma di seguito a menzionare l'erezione di un successivo distretto castrense bizantino da identificare coi Fines Matutianenses preposto alla difesa di un ampio settore costiero.
Lo studioso ha verosimilmente ragione a decodificare questo sistema difensivo bizantino in funzione della caduta del primo schermo difensivo bizantino e del pericolo rappresentato dal sito di Baiardo donde i Longobardi avrebbero potuto accedere nell'agro di Taggia attraverso la via "antiqua quae pergit ad predictam collam de Gumbegno" menzionata in una giunta ai documenti del 979 - 980 del Vescovo genovese Teodolfo, in cui per la prima volta vennero citati sia i Fines Tabienses che i Fines Maututianenses.
Sempre il Pavoni, in contraddizione col Lamboglia che pose i limiti dei Fines Matutianenses all'Armea (N. Lamboglia, Esplorazioni archeologiche e storico-topografiche sui monti di Sanremo in "Rivista Ingauna e Intemelia", N.S., X, n.1, pp. 1-10), ne delinea una diversa topografia e ne identifica il confine orientale con "l'Armea per un certo tratto della foce, il Giogo (il Monte Bignone), lo spartiacque tra il torrente di San Romolo e quelli di Apricale, Vallecrosia e Seborga fino al Capo Pino".

In tutte queste disamine, ci si rende conto che ogni storico diceva... la sua. Ognuno dava un'interpretazione diversa, a seconda dei testi antichi consultati, che è bene ricordare, come in questo caso, erano tradotti dal greco e dal latino e successivamente tradotti in italiano antico (volgare) e poi moderno.
Dobbiamo tener presente che Arma pagava le decime alla Diocesi di Albenga, quindi il confine tra gli Intemeli e gli Ingauni passava dalle nostre parti, e senza ombra di dubbio dalle parti del torrente Armea.
Inoltre vi è confusione sul nome di Taggia (Tabia) inteso come l'attuale cittadina e il fiume Tabia o Tavia (l'attuale Argentina).
Premesso che l'importanza del "Tabia Fluvius" (vedi Itinerari Marittimi) era di fatto il principale riferimento dell'epoca (Taggia non esisteva ancora, per Taggia [Tabia] si intendeva la fiumara) poiché la zona era disseminata di depositi; il territorio dove sorge la Taggia odierna, nel VI e VII secolo, era né più né meno che un "agro", come precisa il prof. Durante, definizione che è identica tuttora, sia in latino che in italiano, possiamo ipotizzare che "Kastron, o Kastrom o Castrum" non fosse altro che il sito di Campomarzio, utilizzato a più riprese nei secoli come baluardo difensivo.
"Kastrom Tabia" si chiamava così perché il sito di Campomarzio (costruito su di una altura) era circondato (più in basso) dal fiume "Tabia" (fiume da cui Taggia prese in seguito il nome), significava accampamento, fortificazione sul fiume Tabia.
Campomarzio, trovandosi in una strettoia della valle, era molto più difendibile che se il "Kastrom Tabia" fosse stato nel territorio della Taggia odierna.
Taggia, in quel tempo, incominciava ad esistere non più come un semplice deposito di attrezzi e di prodotti agricoli, ma come una comunità che si raccoglieva intorno al nascente insediamento dei Benedettini. A pochi Km vi era il porto fluviale (sul Tavia [o Tabia] fluvius). Il vicus di Arma sorgeva a levante e a ponente del castellum (lungo la via Julia Augusta), era posto al centro della Costa Armedana. Il villaggio offriva un facile approdo alle imbarcazioni, abbondanza di sorgenti e un formidabile riparo formato dalle propaggini dei "Castelletti", dove, proprio sotto al "castello" e sotto la via consolare, si aprivano due insenature dalle acque profonde.
Durante le invasioni barbariche molti armesi abbandonarono la costa e si spostarono nell'interno, in luoghi più difendibili.
L'arrivo dei Benedettini di Pedona (Borgo San Dalmazzo), la costruzione del Convento sul Colletto, l'edificazione della Chiesa della Madonna del Canneto segnano l'avvio di un popolamento intorno a questo luogo, più nascosto, più lontano dalla costa e quindi più sicuro.
Il Convento via via diventa un punto di riferimento per i coloni superstiti, che sparsi in casolari nascosti nei boschi, erano riusciti a sfuggire alle incursioni.
Si ipotizza quindi (vedi più sopra) che Ciprio non si riferisse, nella sua "Descriptio Orbis Romani", al Castrum di Taggia (Kastrom Tabia) ma a Tablanus (o Tabianus - l'odierno Tabiano, in prov. di Parma) da cui deriva l'aggettivo Tabiani, o Tabiane.
Ma su questo punto non c'è certezza.


Bibliografia:

Alcuni brani sono tratti da: Prof. B. Durante, Cultura Barocca, Ventimiglia;
Altri brani sono di: Prof. Laura Garberoglio, storica e scrittrice, Arma.


Note:

  1. Il termine di "limes" romano in latino aveva un doppio significato: nel primo caso, era inteso come "linea di confine", "limite", rappresentava l'equivalente della Grande muraglia cinese o della più recente Linea Maginot, ovvero una barriera per difendersi all'interno dei confini imperiali (significato usato per la prima volta da Frontino e da Tacito nel I secolo).
    Frontino [Sesto Giulio Frontino (circa 30-40 d.C. - circa 103-104 d.C.) è stato uno scrittore romano. Di lui conosciamo poche notizie biografiche, perché la quasi totalità della sua vita è avvolta nel mistero. La sua carriera, il suo cursus honorum, si delinea ad ogni modo come quella di esponente preminente dell'oligarchia senatoria].
    Tacito [Publio (o Gaio) Cornelio (in latino Publius (o Gaius) Cornelius Tacitus (55 d.C. - 120 d.C.) è stato uno storico, oratore e senatore romano. È considerato uno degli storici più importanti dell'antichità. Le sue opere maggiori, gli Annales e le Historiae, illustrano la storia dell'Impero romano del I secolo, dalla morte dell'imperatore Augusto, avvenuta nel 14 d.C., fino alla morte dell'imperatore Domiziano, avvenuta nel 96 d.C.].
    Nel secondo caso, nel significato di "via", "strada", costituiva la via di penetrazione all'interno di territori di recente conquista (o ancora da conquistare), come nel caso del limes germanico augusteo che correva lungo le rive del fiume Lippe, presidiato da numerosi forti ausiliari e fortezze legionarie, nella costituenda provincia romana di Germania.
  2. Fines: confini.


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