"La memoria è una mappa criptata il cui codice d'accesso è la volontà di ricordare".
Viviamo in tempi ove la memoria storica serpeggia tra l'evocazione del passato, la visualizzazione del presente, il vaneggiamento del futuro.
Il nostro tempo, e in particolare la seconda metà del XX secolo in cui la memoria, con la dimenticanza, è stato spesso strumento consapevole dei
nuovi saperi, è stato caratterizzato da uno sviluppo tecnologico e scientifico vertiginoso che ha avuto ricadute immediate sulla vita quotidiana
e sulla società in genere.
La storia tramandata dalla tradizione si configura quindi come strumento di ricerca per una continuità, un mezzo che attraverso la memoria storica definisce la coscienza di ciò che è accaduto al fine di interpretare ciò che è.
Avere una memoria storica ha costituito in passato un alto obiettivo per una società di uomini imprigionati e attanagliati da un paradosso: il
desiderio di poter dimenticare ciò che è stato, l'ambizione di ricordare e trovare una continuità con ciò che è avvenuto, cercando così di trasporre nella prassi la definizione degli antichi di "storia maestra di vita".
L'uomo deve saper limitare la memoria del passato fin dove essa non limita la vita e deve saper far uso dell'"antistorico", cioè "la forza e
l'arte di poter dimenticare", e del "sovrastorico", ossia l'arte e la religione, cioè "le potenze che distolgono lo sguardo dal divenire,
volgendolo a ciò che dà all'esistenza il carattere dell'eterno e dell'immutabile".
La storia, in quanto mutamento, implica anche il tramonto di ciò che è stato bello, la rovina di ciò che è stato potente, ma dalla morte rinasce
la vita, lo Spirito che agisce nella storia ringiovanisce.
Così, quando lo Spirito di un popolo giunge al suo compimento, lascia spazio all'affermarsi dello Spirito di un altro popolo: da questa tensione
di forze, il morire e il rinascere, scaturiscono la crescita e il progresso della civiltà umana.
La memoria storica costituisce "un" sapere, oggetto di analisi rispetto alle trasformazioni sociali, culturali, economiche e politiche.
Dunque si pone la questione: in quale misura la memoria storica è oggettivamente utile all'uomo?
A questo punto è fondamentale rintracciare la virtus ovvero il vero valore dell'atto del ricordare.
Si può infatti facilmente dimostrare quanto e come la memoria storica come fonte di conoscenza non sia stata tuttavia produttrice di sapienza:
l'uomo stolto, impegnato nelle sue guerre politiche, religiose, territoriali ha dimostrato di non aver imparato ad evitare ciò che nel passato
lo ha penalizzato.
Il problema è la motivazione alla memoria.
Non è importante solo ciò che si ricorda o l'atto di ricordare in sé: il nodo fondamentale è il motivo consapevole che porta un uomo a porsi
davanti al suo passato e alla storia, cercando di trarre da essa una strategia di comportamento per la vita nel futuro.
Brani tratti dal testo della Prof. Maria Luisa Fonte, Liceo Ugo Foscolo, Pavia.