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Appunti e notizie sul territorio di Arma e Taggia - Antichi Pittori


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I quattro Brea di Nizza

L'Alizeri, nel secondo volume dell'opera riguardante la Pittura (Notizie dei professori del Disegno in Liguria) ed alla pagina 287 dice: « A questo punto più d'un lettore ha intraveduto nel casato dei Brea più tosto una famiglia d'artefici che la persona di un solo » e ci discorre di Ludovico, Antonio e FrancescoBrea.
Noi abbiamo però avuto la soddisfazione di trovar notizie dell'esistenza di un altro pittore di questo casato, e cioè di Pietro Brea, contemporaneo di Ludovico e di Antonio. Questa notizia però, fu già pubblicata nell'opuscolo: Notizie varie concernenti la regione nicese edito in Nizza nel Marzo del 1909 dall'egregio signor Giuseppe Bres autore di altri due opuscoli sui Brea ed altri pittori.
Coi documenti scoperti nell'Archivio Comunale di Taggia, abbiamo già accertato essere tre i dipinti di Ludovico Brea esistenti nella Chiesa del Convento di Taggia, e cioè: quello di N. S. della Misericordia, eseguito nel 1483 (atto del notaro Bartolomeo Curlo, in data 15 aprile 1488); quello di S. Caterina da Siena con S. Lucia e S. Agata (atto dello stesso notaro, in data 28 febbraio 1488); e quello di N. S. del Rosario (atto del not. Ag. Ardizzoni, 13 novembre 1512).
Ma un altro atto che trovasi nelle filze del notaro Bartolomeo Curlo, ci fa conoscere che il pittore Ludovico Brea si trovava in Taggia nel giorno 22 luglio 1495, poiché egli è indicato quale testimonio presente all'atto stesso: lodixius brea de Nicia, pintore.
Con questo ed altri indizii, e con parecchie considerazioni, ci pare di poter dimostrare, che questo pittore ha eseguito nel Convento di Taggia, altre due tavole che si osservano in quella Chiesa, e cioè: 1° La gran tavola nella Cappella della famiglia Curlo, rappresentante il Battesimo di Gesù e molti altri Santi. 2° La tavola per la Cappella della famiglia Asdente, rappresentante l'Annunciazione di Maria, S. Fabiano, S. Sebastiano, S. Domenico e S. Pantaleone.

Forse nei numerosissimi documenti esistenti nell'inesplorato Archivio Comunale di Taggia, si trovano altri atti che ci potrebbero far conoscere altre più sicure notizie relativamente a questo pittore ed altri artisti che lavorarono in Taggia e nei paesi vicini; ma le nostre pazienti e lunghe ricerche furono interrotte.
E qui bisogna pur dire che gli Amministratori non solo di questa, ma anche di altre maggiori e più importanti città, o non conoscono, o non sanno giustamente apprezzare l'importanza di queste ricerche e di questi studi, e invece di favorirli a tutto potere, sembra piuttosto che vogliano ostacolarli in tutti i modi possibili. Specialmente dimostrano di temere che vengano esportati i documenti più importanti, da coloro che hanno, per così dire, la mania di fare di queste richerche, le quali non possono certamente procurare dei guadagni di moneta sonante. Non possono forse comprendere, che chi si dedica attivamente a queste ricerche, non ha altro compenso per le sue fatiche, se non che la gloria, diciamo così, di aver fatte delle scoperte utili alla storia, e di aver fatto conoscere delle notizie non prima conosciute.
Or dunque, citando o pubblicando un documento importante, è necessario che questo continui ad esistere nell'Archivio in cui fu collocato, e che continui a rimanere nella filza nella quale fu trovato, insieme a tutti gli altri atti del Notaro al quale il documento è attribuito. Ciò allo scopo che tutti quelli che volessero accertarsi della nuova scoperta, possano subito ritrovarlo al suo posto ed esaminarlo; il che, non potendo aver luogo se l'atto fu asportato, la gloria dello scopritore si convertirebbe in disdoro, perché se la scoperta fatta non ha più alcun valore non potendosi autenticare allo scopritore si può facilmente dar taccia di aver inventato dei documenti che non sono mai esistiti, taccia di falsario, d'uno cioè che approfittando della buona fede del pubblico, ha asserito cose che non potendosi accertare possono ben credersi da lui inventate.
Cosicché sarebbe a desiderarsi che il Governo si decidesse ad ingrandire i locali dell'Archivio di Stato in Genova, onde potervi radunare tutte quelle antiche carte, documenti importanti per la storia, che si trovano quasi disperse nei vari Archivi Comunali della Liguria; le quali per lo più non giovano ad altro che a mantenere i numerosi tarli che le van distruggendo, e talora son forse considerate quali inutilissimi imbarazzi. Collocate nell'Archivio di Stato, potranno essere facilmente consultate da tutti gli studiosi, avidi di fare delle ricerche storiche, le quali, del resto, sono tanto utili e necessarie al progresso dei popoli, quanto le ricerche e gli istudi che si riferiscono al progresso puramente materiale di una persona, d'una famiglia, o della società.
Ritorniamo alle notizie sui Brea. Considerando che il pittore Ludovico non aveva quasi il tempo necessario per eseguire e consegnare nelle epoche stabilite secondo le ordinazioni, le varie pitture che gli erano commissionate, ed era perciò assiduamente occupato per tali lavori, crediamo di poter ritenere che nell'epoca indicata in quell'atto (22 luglio 1495) egli si trovasse in Taggia per eseguirvi le due opere sovraindicate.
Osserviarno prima di tutto che nella Cronaca del Padre Calvi, relativamente all'ancona che trovasi nella suddetta Cappella, si legge quanto segue:
In ipsam autem altaris pallam in parte inferiori legitur: Hoc opus fieri fecerunt nobiles viri D. Benedictus et Lazarus de Curlis ad laudem Dei et M. 1495 die decima octobris.
Questa data probabilmente indica l'epoca in cui fu terminata quella gran tavola, ed è quindi ben possibile che il giorno 22 luglio di quell'anno, il pittore Brea si trovasse in Taggia per eseguire tale lavoro.
L'Ill.mo Signor Conte Du Vesme che fu nel 1907 a Taggia per visitare le opere d'arte esistenti nella Chiesa dei Domenicani, osservò che in quella tavola si riscontra la mano di più d'un artista. Altri intenditori non seppero riscontrarvi lo stile del Brea, perché confrontarono questa tavola con quella di N. S. del Rosario, opera eseguita diciotto anni dopo, e che perciò non poteva servire di norma per tali osservazioni. È necessario perciò fare confronti con altre opere dello stesso autore, eseguite in epoche più vicine a questa, in cui è possibile abbia eseguito tale lavoro.
E relativamente alle diverse maniere usate dal Brea, è utile osservare quanto dice l'Alizeri:
« Che Ludovico mutasse costume di tavola in tavola o per indole propria o per vaghezza di ordinatori, è palese a chiunque il conosca; generalmente a spiarne il genio si crederebbe a ritroso anziché facile a secondare le novità dei suoi tempi. »

Prima d'ora, questa bellissima e grandiosa tavola fu attribuita al Perugino (Pietro Vannucci 1446-1524); anzi si volle vedere il ritratto del giovinetto Raffaello suo scolaro, in una figura compresa nel quadro centrale del Battesimo di Gesù. Ma se confrontiamo questa tavola con le pitture del Perugino, non ne troviamo alcuna che abbia alcunché di comune con essa. Ci possiamo giovare a tal uopo dell'utilissima pubblicazione artistica che sta facendosi in Inghilterra, e cioè osservando il volumetto intitolato: The master pieces of Perugino, nel quale son compresi 58 capolavori.
Ma sul giudizio degli antichi critici o scrittori d'arte, non convien fare alcun assegnamento. Basti il dire che nessuno ha mai saputo scorgere che erano pure opera del Brea le tavole di N. S. della Misericordia come quella di Santa Caterina da Siena; e che si dubitava persino a riguardo della Tavola di N. S. del Rosario, dubbio tolto in modo decisivo dai documenti trovati nell'Archivio Comunale di Taggia.
Nelle due tavole della famiglia Curli e della famiglia Asdente ci par di scorgere la mano di uno stesso artista, specialmente nel confrontare certi ornamenti che risultano quasi identici in entrambe queste tavole.
Si osservino specialmente le aureole che sono attorno al capo di Gesù, di S. Giov. Battista, dell'Arcangelo e di N. S. dell!Annunziata. Sono costituite da due doppie file di cerchi a rilievo nel più interno dei quali v'è un adornamento composto con tanti archetti riuniti fra loro ed adornati nel punto di congiungimento con puntini eseguiti in rilievo e pur dorati, di bell'effetto.
Fra i doppi cerchi di queste aureole si leggono dell'iscrizioni eseguite pure in rilievo, in lettere di carattere romano, simili a quelle che pur si osservano attorno al manto dell'Arcangelo e attorno alla veste di Maria. Questi adornamenti, e queste iscrizioni, sono simili a quelli che si riscontrano in altri quadri eseguiti sicuramente da Ludovico Brea. Ed è per tutte queste combinazioni che ci pare di poter accertare l'opera del Brea in queste tavole.
Vero è che il Padre Calvi indica la data del 1474, il che ci ha indotti a fare altre supposizioni sul possibile autore della tavola dell'Annunziata. Ma la data indicata dal Calvi forse non si riferisce al quadro, e sembra riferirsi piuttosto alla costruzione della Cappella. Infatti dalle indicazioni date altrove nella stessa Cronaca, risulta che la Chiesa non era ancor terminata nel 1474, e che solo nel 1477 si eseguirono le prime pitture, e cioè gli affreschi di Corrado d'Alemagna.
Ed infatti, la tavola commissionata nel 1483 al Brea, dovè essere la prima eseguita per questa Chiesa, poiché era intitolata a N. S. della Misericordia come la chiesa stessa.
Le iscrizioni che si trovano in questi due quadri sono certamente posteriori al 1488; poiché essendo in caratteri romani, sono ben diverse da quelle che dallo stesso pittore furono, in rozzi caratteri gotici, eseguite nel quadro di Santa Caterina da Siena, per indicare i nomi delle Sante rappresentate in quella tavola. Le iscrizioni che si trovano nella tavola di N. S. dell'Annunziata non si possono leggere tutte, essendo le pitture rovinate dall'umidità. Possiamo però riportare solamente le seguenti parole, ricavate da entrambe le tavole:
Rex Regum et Dominus Dominantium...
Sanctus Joannes precursor.
Ave Maria gratia Dei mater alma atq. semp. V.

Confrontiamo ora queste iscrizioni con quelle che si trovano nel quadro dal Brea eseguito nel 1483 per la Chiesa della Consolazione di Genova, e che ora trovasi presso la famiglia dei Marchesi Negrotto:
« In quest'opera (dice l'Alizeri) l'oro è profuso per tutto il campo, e nel lembo dei panni di Cristo, si legge: Ego sum alpha et omega principium et finis. Ego sum via et veritas. E nel fregio che intornia il collo si legge: Dominus, dominancium. »
Nel quadro di S. Giovanni Evangelista, che trovasi compreso nella gran tavola del pittore Vincenzo Foppa, a Savona, si osservano nel nimbo, che circonda la testa del Santo, nel lembo della clamide, e nel lembo della tunica, varie iscrizioni ricavate dai testi latini.
Relativamente alle differenze di stile che si trovano in questi quadri, bisogna osservare che il Brea può avervi lavorato unitamente ad altri pittori. Quando il Brea eseguì nel 1485 la tavola di Montalto, ora scomparsa, ebbe a compagno un certo Gerolamo Genovesi, il che risulta dall'atto d'ordinazione (pubblicato a pagina 24 dell'opuscolo di G. Bres: "Brevi notizie inedite, ecc.). L'Alizeri ci fa conoscere che il Brea lavorò a Genova insieme a Lorenzo Fassolo e al Barbagelata. Quindi è ben possibile che lo stesso, nell'eseguire le suddette tavole, siasi fatto aiutare da altri pittori, ed è forse per questo motivo che non vi scrisse sopra il suo nome.
Ludovico Brea può ritenersi (e forse era realmente) il capo di una forte associazione di artisti, i quali, oltreché dall'arte, erano solidamente uniti da stretti vincoli di parentela e da sincera amicizia, resa più salda e durevole dai nobili sentimenti, e dal buon carattere che questi artisti s'erano formato, coll'educazione acquistata col lungo e frequente soggiorno nei monasteri e nelle case di nobili personaggi, ordinatori d'opere d'arte.
Le estese relazioni d'affari della famiglia Brea, l'abilità di Ludovico, l'eguaglianza di cognome degli altri due pittori suoi parenti, la scarsità di buoni artisti in quei tempi, tutto contribuì a rendere maggiormente diffusa la fama di questa associazione di pittori, la cui apoteca aperta in Nizza, era forse il principale luogo di ritrovo e di convegno per coloro che avevano lavori di pittura, di doratura, e d'intaglio, da commissionare a questi rinomati artisti.



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