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Appunti e notizie sul territorio di Arma e Taggia - Antichi Pittori


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Note su Raffaello Rossi e su Nicolò Corso

L'Alizeri lasciò credere che questo pittore fosse artista di gran merito, ma s'ingannò. Egli desunse tale sua opinione da congetture derivanti forse dalla lettura di alcuni documenti, e specialmente dall'atto 16 dicembre 1518 (pubblicato da Amedeo Vigna nell'opera riguardante la chiesa di S. Maria di Castello), col quale atto il Rossi prometteva di fare delle figure belle e ben dipinte, come quelle dell'altar maggiore della chiesa di San Luca d'Albaro, a rischio di vederne altrimenti ricusata l'accettazione e il pagamento da parte dell'ordinatore. Così pure, da un atto di quitanza (21 agosto 1520) pel pagamento d'una pittura dal Rossi eseguita per una cappella della chiesa della Maddalena, l'Alizeri ne cavò pretesto per giudicare dell'abilità di questo artista, il cui merito principale consisteva forse nel chiamarsi Raffaello come il famoso pittore da Urbino!
Trovò l'Alizeri altri due atti (l'ultimo dei quali del 21 Aprile 1521), coi quali il Rossi prometteva di eseguire in Alassio, un quadro per i Disciplinanti dell'Oratorio di Santa Caterina; ma poiché negli archivi di Genova non trovò altre notizie del Rossi, né trovò a Genova altri lavori di questo pittore, non si curò di accertare, se ad Alassio esistesse ancora il quadro, dal Rossi eseguito per quella Confraternita, e preferì credere e lasciar credere, che non esistessero più altre notizie, né alcun suo lavoro. Ma il quadro del 1521 esiste ancora in quell'oratorio.
L'atto del 23 Marzo 1523 (notaro G. B. Ardizzoni) già pubblicato, ci prova come il Rossi eseguisse in Taggia, il quadro del Crocifisso, tuttora esistente in San Domenico, quello cioè, che fu sempre erroneamente attribuito al pittore Maccario.
Nell'atto fatto a Taggia, il Rossi prometteva di eseguire delle figure eguali in bellezza a quelle dipinte nel quadro del Rosario da Ludovico Brea!
Forse il Rossi lavorò molto nella Liguria, ma le sue opere forse non furono conservate non essendo di gran pregio, come ci è dato conoscere da quelle ancora esistenti a Taggia e ad Alassio. Nel quadro di Alassio, sopra uno sfondo raffigurante un gran porticato con ampia scalinata, è rappresentato l'incontro di Maria con Sant'Anna.
L'Alizeri, riguardo alle opere antiche esistenti in Liguria, si contentava forse delle relazioni trasmessegli, senza accertarsi dell'esattezza di esse. Così egli accennava ad un quadro di San Vincenzo Ferreri, come opera eseguita nel 1501 dal pittore Nicolò Corso, quello stesso cioè, che il Calvi indica nella sua Cronaca col nome latinizzato Cyrnum. Ma benché nol dica il Calvi, sulla tavola del Cirno, si leggono sul fondo delle vesti dei due santi rappresentativi, delle inscrizioni che ne indicano il nome, e cioè: - S. Teramus Epi. - S. Vincencius m.r. - Esse tolgono ogni dubbio e ogni possibile confusione fra il Santo diacono morto martire nell'anno 305, e il famoso domenicano spagnuolo del secolo XIV, Vincenzo Ferrerio, morto nel 1419 in età di 73 anni.



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