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ORIGINI DELLA FRÀNDÜRA, TRA STORIA, LEGGENDA E... BALLE

La Fràndüra ha origini antichissime. Pare che 2000 anni fa fosse già presente a Montalto, ma non essendoci ancora la patata, non potevano prepararla e quindi si limitavano ad aspettare tempi migliori e ad ammirarla nei quadri dipinti anzitempo da un certo "Sir Baücogna", pittore e artista di Badalucco, dedito allo stoccaggio dello stoccafisso e inventore dello "stoccafisso alla baücogna".
Qualcuno tentò di spacciare pane raffermo al posto delle patate, condito con brodo di merluzzo rubacchiato ai badalucchesi che transitavano disperati nella vallata alla ricerca della "baücogna", ricetta sfuggita nottetempo dalle cucine perché stufa di finire in pentola, ma quel "qualcuno" fu subito scoperto e messo al bando, e da questo fattaccio nacque il modo di dire: "Sei proprio uno stoccafisso".
Comunque, i contraffattori aggiungevano sulla Fràndüra una spruzzatina di bruzzu d'alpeggio, con vermi in abbondanza, così si mangiava anche carne. Solo che al venerdì era proibito mangiare i vermi, e allora si beveva brodo fatto con zampe di gallina e relative unghie insaporite nell'olio del merluzzo avanzato.

Altri storici pongono la Fràndüra fin dai tempi di Mosé.
Pare che l'undicesima piaga (poco conosciuta) d'Egitto, sia stata la distribuzione gratuita della Fràndüra alla popolazione.
Uno scriba si ribellò affermando sotto giuramento che la patata non era stata ancora importata da C. Colombo e che pertanto quel "pastone" propinato dal Faraone ai sudditi non poteva essere la Fràndüra di Montalto.
Per punizione lo scriba fu murato vivo nella sfinge con 180,24 quintali di "pastone".
Dopo alcuni secoli, quando il muro fu abbattuto, venne ritrovato lo scriba mummificato con la forma rotonda e la consistenza di una patata. Anche il sapore era vagamente quello della patata, ma non conoscendo ancora quel tubero, né il sapore, gli egiziani presero a calci lo scriba-palla e lo lanciarono in cielo a fianco di Orione a tenere compagnia a Osiride.

Socrate era solito dire: "Bisogna mangiare la Fràndüra per campare, non campare solo per abbuffarsi di Fràndüra."

Alessandro Magno aveva un cavallo di nome Bucefalo che non si lasciava domare da nessuno, poiché si dice che avesse paura della propria ombra. Dopo vari tentativi, Alessandro scoprì il metodo giusto: ingozzare il cavallo di Fràndüra.
Quando Alessandro incontrò Diogene gli chiese se volesse assaggiare un po' di Fràndüra, fatta dalla nonna, ma lui, dopo averla assaggiata, rispose che era una schifezza, e ci urinò sopra.

La regina Isabella di Spagna, indispettita per non poter mangiare ancora le patate con la Fràndüra, convocò C. Colombo e a calci nel sedere lo spedì nel Nuovo Mondo in cerca di tuberi.
Il genovese, che a sua volta era stato cacciato dalla Liguria per un traffico di olive taggiasche sospette di origine benedettina, di ritorno dalle Americhe con le idee sempre più confuse, non sapendo come passare il tempo a bordo, si inventò la Fràndüra, solo che i topi gliela mangiarono tutta.
La ricetta era scarna e misera poiché il Parmigiano costava troppo e il latte non era ancora calmierato. Così al posto del latte, C. Colombo, da buon ligure, e su consiglio di una signora taggiasca non meglio precisata, imbarcata come addetta alle pulizie, utilizzò l'acqua di mare, risparmiando sul sale e l'acqua dolce. Al posto del formaggio (le uniche capre a bordo, dalle quali si poteva ricavare del formaggio, avevano pensato bene di fare sciopero) Colombo versò sopra la Fràndüra il sudore rappreso dei suoi marinai, tanto era biancastro e nessuno se ne sarebbe accorto, pensava lui.
La regina di Spagna, quando assaggiò quella Fràndüra disgustosa, andò su tutte le furie, riprese a calci nel sedere C. Colombo e lo ricacciò in mare per punizione con la testa dipinta di rosso a far da boa per tre mesi all'ingresso del porto.

L'inventore dei balli occitani Napoleone Bonaparte, quando venne nella Riviera di Ponente, sfamò il suo esercito con tonnellate e tonnellate di Fràndüra. Solo che, non avendo nelle vettovaglie il Parmigiano, i francesi spruzzavano la Fràndüra con il loro "Caprice de Dieu".
Da questo fatto increscioso, ancora oggi, tutti quelli che non mangiano la Fràndüra con il Parmigiano vengono rimproverati dicendo loro: "Siete proprio dei capricciosi".
Quando Napoleone si accorse che la ricetta era stata manomessa presumibilmente dal solito taggiasco presuntuoso e arrogante, lo convocò nella sua tenda da campo e gli diede l'ordine di pelare con i denti 7823,63 tonnellate di patate. Il poveretto, non volendo sottostare, giustamente, a quell'ordine infame, si lanciò giù dalla rupe di Tenarda, al Colle Melosa, e ancora oggi quelli che non obbediscono all'ordine di pelare patate con i denti, vengono additati col dito medio e con disprezzo si dice loro: "Sei proprio un tanardo!".
Diversi anni dopo il corpo venne ritrovato da alcuni archeologi, famosi per far parlare le mummie, che datarono il defunto, stranamente, morto nel 200.000 a.C., probabilmente perché puzzava ancora di Fràndüra andata a male.

La ricetta originale arrivò fino ai nostri giorni, quando qualcuno pensò bene di farci qualche variante, rendendo più appetibile il prodotto, e cominciarono a circolare di nascosto ai taggesi, e di notte, manciate di Parmigiano grattugiato e latte di vacca al posto dell'acqua.
Un abitante di Taggia, forse il solito taggiasco che non c'entrava niente con Montalto ma che voleva metterci il dito, non si sa bene dove, gridò allo scandalo, perché la ricetta originale, cioè senza latte e senza Parmigiano, era stata violata.
Un abitante di Montalto fece notare al taggiasco che la ricetta senza latte e formaggio sarebbe sembrata più che altro un piatto di patate fritte (condite con farina) che non c'azzeccava con la Fràndüra.
La ricetta sponsorizzata dal taggiasco (che non c'entrava niente con la ricetta di Montalto, ci piace ripeterlo) era quella antica (non più preparata dal tempo in cui si mangiava carne di brontosauro taggiasco alla griglia) perché additata con spregio dalle popolazioni locali che volevano sopra alla Fràndüra la crosticina un po' bruciacchiata del formaggio, ma l'abitante di Taggia, il solito taggiasco a cui non va bene mai niente, non volle saperne, e si recò a piedi a Triora in pellegrinaggio, in segno di dissenso e disappunto, protestando ad alta voce lungo tutto il percorso.
Lassù lo scambiarono per una strega maligna, perché si era dimenticato di togliersi il costume della festa di S. Benedetto, e lo bruciarono sul rogo, insieme a coloro che adoperavano le virgole al posto del punto e virgola e il punto al posto dei due punti, risparmiando sui punti e sulle virgole.
Gordon Ramsete lo inserì nella lista dei peggiori cuochi di Taggia e la Guida Michelina gli levò tutte le stelle, anche se non gliele aveva mai date perché non possedeva un ristorante... dichiarando: "non si sa mai"!
In seguito a questi fatti sconcertanti, ancora oggi, quando un cuoco non vuole obbedire a Gordon Ramsete, si dice: "Sei proprio un taggiasco"...

Per concludere, con servile e sdolcinata bellezza, vi segnaliamo qui sotto una poesia del sommo poeta scrittore greco-ligure Strabonio, detto Gianpilucco da Caraglio, paese piemontese in cui era solito recarsi in autunno per pigiare l'uva con i piedi puzzolenti e "piluccare" i grappoli dalla mattina alla sera. Strabonio non va confuso con Strabone: tanti ignoranti sul web stravolgono il nome Strabone in Strabonio, che non è mai esistito. Strabone fu seguace della dottrina stoica, era un geografo greco antico, ed è vissuto circa 2000 anni fa, all'epoca di Plinio il Vecchio. Col nome di Strabonio conosciamo solo Gianpilucco da Caraglio... vissuto 6.000 anni fa! Forse...

« Ode alla Fràndüra »

O mesta Fràndüra
che m'ingalli e mi sciapatti,
sei succosa e dirompente
nella gola farfugliata,
quante volte ti ho grisato
con la pizza incenerita
e la strocca smerigliata.

Era bello sbarbugliare
tra i tuoi magli imperperiti,
ma se il gusto infinocchiava
ti facei barbacotta
tra i magliozzi e i peperoni
come fossi una spirotta,
succulenta e ben cotta.

Ridi pure Fràndüra sgomenta,
ridi dei magliozzi e gargarozzi,
salta pure nella tiglia spadellante
con la foga pirpigliosa
della tromba barbistante.
Suvvia, non scarogliare
all'ombra del miglio mariglioso!


La traduzione dal greco-ligure-celtico antico forse non è abbastanza corretta, in assenza di vocabolari di giornata. Ne avevamo uno scatolone pieno, ma la donna delle pulizie (forse la solita taggiasca ingrata, pagata profumatamente) e ignorante (perché ignora cosa ha combinato veramente) lo ha buttato via nella differenziata proprio ieri, adducendo la scusa che quell'ode assomigliava troppo ai testi dei balli provenzali occitani noiosi e ripetitivi con tutte quelle mosse da orsetti ammaestrati e frustrati e così è, tant'è, se vi piace...
Noi non c'entriamo nulla! Prendiamo le distanze e ci dissociamo con veemenza!


Gli aneddoti e le storielle narrate qui appartengono al sommo poeta scrittore greco-ligure Strabonio, detto Gianpilucco da Caraglio.
Dato che tutto è in chiave umoristica, ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale. A noi, la Fràndüra piace, eccome! È un ottimo piatto, veloce da preparare e saporito. Speriamo solo che gli abitanti di Montalto non se la prendano a male e vengano a bastonarci. Noi, nel dubbio, continuiamo comunque a dissociarci!



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