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STORIA DI ARMA

Arma: un paese che può vantare origini preistoriche, tra le più antiche d'Europa.

Dalle sue colline degradanti fino al promontorio proteso sul mare, si affacciarono agli albori dell'umanità i primi abitatori della costa.
In questo luogo, esposto a sud, panoramico e soleggiato, ricco di grotte e di acque, si susseguirono insediamenti per circa centomila anni.
Lì si trovava la grotta più grande, forse il sito più frequentato, quello da cui Arma trasse il suo nome, derivato da balma o barma, che nell'idioma ligure significa grotta.
Il nucleo antico dell'abitato si trovava nelle immediate vicinanze delle grotte, proprio al centro della costa Armedana, compresa tra le foci dei torrenti Argentina e Armea, ma si estendeva, con insediamenti importanti, anche a Levante, fino al porto canale di "Costa Bellene", sulla sponda sinistra dell'Argentina, e a Ponente, fino a Punta Marine, sulla sponda sinistra dell'Armea, dove vi erano mulini e fornaci.

I romani erano molto precisi nell'attribuzione dei nomi e il fatto che denominassero la nostra località col toponimo Mostra/Nascondi "Costa Balena" significa che si riferivano non a un singolo luogo, ma ad una intera costa, quella che si estendeva dal "Giro del Don" (o Punta S. Erasmo) alla "Punta Marina", non a caso due località che conservano resti di insediamenti romani.
La costa era molto importante perché offriva ben due ripari per le imbarcazioni (porto fluviale del Tabia fluvius - l'odierno torrente Argentina si chiamava allora fiume Tabia) e il porto naturale (riparato dai venti di libeccio) compreso fra Punta Marina (foce dell'Armea) e il promontorio dei Castelletti (Grotta dell'Arma). Questa interpretazione del toponimo è avvalorata anche dallo storico locale Vincenzo Donetti.
Il Donetti riteneva che Costa Balena avesse questa denominazione proprio in riferimento alla grotta dell'Arma che nel golfo aveva una posizione centrale e ricordava la bocca spalancata di una balena.
L'aspetto del promontorio anticamente era molto diverso da quello attuale: davanti alla grotta non vi era né il muraglione, né la piazzuola. L'ingresso della grotta era rivolto verso Arma, e vi si accedeva unicamente a est, dal pianoro su cui giungeva la via Julia Augusta Mostra/Nascondi per aggirare il promontorio dei Castelletti (attuale apertura d'accesso per gli scavi archeologici).
La volta della grotta, a precipizio sul mare, sporgeva talmente che al di sopra di essa passava la via Julia Augusta (dato confermato dal prof. N. Lamboglia, fondatore dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri, il quale aveva individuato nella roccia le tracce delle "picconate" date dai romani, durante la costruzione della via consolare). La grotta superiore presentava a sud un'apertura più ampia che sovrastava l'altra grotta (sommersa) entro la quale "entrava" il mare. Il fondale era molto profondo e consentiva l'attracco di navi.
Questo aspetto particolare del promontorio poteva apparire ai naviganti sotto costa come la bocca di una enorme balena, soprattutto quando il mare era agitato e spumeggiando rimbombava cupamente nella grotta inferiore.
In questa località costiera vi era grande abbondanza di acque dolci. Le sorgenti del Don, di Rio Beglini e quelle di Rio Fonti dei Castelletti offrivano facili approvvigionamenti di acqua, in prossimità della riva.
Dalle ubertose campagne circostanti provenivano prodotti alimentari di ogni genere. Il territorio garantiva scorte indispensabili ai naviganti.
Fiorivano i commerci, i Liguri vendevano non solo pellicce, formaggi, miele, grano, olio, vino, ma anche cesti, cordame, laterizi di produzione locale (mattoni, tegole, anfore, giare, pentole d'argilla e canalette per gli acquedotti).

Ancora oggi la propaggine della collina dei Castelletti, in cui si trova il Santuario Grotta della Madonna dell'Arma (o Chiesetta dell'Annunziata Mostra/Nascondi) e su cui domina la fortezza cinquecentesca, caratterizza tutta l'insenatura, tanto da far parte integrante del paesaggio di Arma.
Il toponimo Castelletti indica la presenza di una serie di castellieri degli antichi Liguri, disposti sul crinale delle alture circostanti. Importanti reperti preistorici e numerosi altri, risalenti all'età del ferro, alla civiltà greca e romana, emersi dagli scavi eseguiti all'interno e a levante della Grotta della Madonna dell'Arma, sono esposti nella sala principale del Museo Civico di San Remo Mostra/Nascondi.
Possiamo dire con fierezza che da queste parti ha abitato l'Uomo di Neanderthal Link esterno, e non è poco!
Il territorio di Arma era attraversato dalla via Julia Augusta, e secondo l'Istituto Internazionale di Studi Liguri, ne rimaneva un tracciato in vico Romano, che tempo fa collegava via Magellano con via Queirolo. Prima di iniziare la salita del promontorio, a sud dell'attuale Villa Sacra Famiglia, alla via consolare si collegava una diramazione secondaria, proveniente da un percorso che si snodava ai piedi delle colline, lungo via Beglini e che scendeva dai Castelletti ad est, davanti all'ingresso dell'attuale galleria della via Aurelia. Questa diramazione raggiungeva il mare passando a fianco della Villa Vivaldi (ora Villa Sacra Famiglia).
Arma, quindi, era un punto cruciale per la viabilità antica.
Una lapide romana, ritrovata durante gli scavi eseguiti per la costruzione della fortezza cinquecentesca, documenta l'esistenza di una postazione militare fortificata: il Castellum Secundum, intorno al quale, già in età preromana i Liguri avevano organizzato il loro vicus, o villaggio.
La posizione protetta e la profondità delle acque, che consentivano facilità di approdo anche a grandi imbarcazioni, resero sempre ambito il possesso di questa insenatura rocciosa, sovrastata dalla principale via di comunicazione costiera.
Più volte conquistata, nel corso dei secoli, a partire dalle guerre dei Romani contro i Liguri, dalle invasioni barbariche e saracene, fino all'espansione dell'egemonia genovese verso la Riviera di Ponente, la rocca subì la stessa sorte dell'abitato: vennero rase al suolo e incendiate le opere di difesa, tutte le case furono abbattute e gli abitanti dispersi.

In questa incisione su rame, pubblicata a Parigi nel 1775, viene raffigurata una tavola compilata dagli ingegneri-geografi, al seguito dell'armata francese, durante la guerra di successione austriaca Mostra/Nascondi. Il breve tratto di costa ligure è rappresentato con dettaglio topografico.

La Liguria entrò a far parte dell'Impero Francese nel 1805, per circa 10 anni, diventando di fatto un Dipartimento, una Provincia della grande, potente Nazione Francese e la capitale era Parigi, non più Genova.
Napoleone Bonaparte fece modificare il corso della strada a nord della Grotta dell'Arma, per potersi spostare più rapidamente con la cavalleria e gli armamenti militari.
Durante gli scavi della collina vennero alla luce, come si può vedere dalle foto, i cunicoli scavati nel sottosuolo comunicanti con la Grotta sottostante la Fortezza, che consentivano agli armesi di mettersi in salvo rapidamente in caso di avvistamenti di saraceni o barbareschi.


Se vuoi approfondire la memoria di Arma puoi trovare altre informazioni storiche a questa pagina.

A questa pagina trovate alcuni documenti su diversi e interessanti argomenti storici e attuali.


Panorama con tram   Gelateria d'altri tempi   Il tram   La spiaggia  


IL DOMINIO GENOVESE

A metà del XIII sec. Arma ebbe dai Conti di Ventimiglia la "Carta di Libertà", cioè la concessione delle libertà comunali, che garantivano autonomia giuridica e amministrativa: aveva un suo Parlamento e un suo Console (sindaco). Successivamente tali libertà vennero riconosciute anche dal Governo genovese, con un atto notarile del 1260, quando i Conti di Ventimiglia furono costretti a vendere alla Repubblica di Genova quasi tutte le terre possedute nella Riviera di Ponente. Soltanto 10 anni dopo, però, a causa delle contese politiche fra guelfi e ghibellini che dilaniavano la "Superba", Arma, abitata da alcune famiglie nobili guelfe, venne distrutta dal ghibellino Baliano Doria, che demolì "Villa et Castrum Almae" (città fortificata e castello di Arma) incendiando tutto e non lasciando pietra su pietra.
Dopo la distruzione, il territorio di Arma, ormai quasi totalmente spopolato, passò sotto Taggia, anch'essa venduta a Genova dai Marchesi di Clavesana Link esterno e governata da nobili famiglie genovesi.
Nel XIV sec. la Repubblica di Genova riunì Bussana, Arma e Taggia in un unico Comune, per ragioni economiche, in modo da poter pagare soltanto un magistrato.
Nel XVI sec., mentre pirati e corsari spadroneggiavano lungo la costa, Genova ordinò che lungo le sue Riviere fossero costruite torri di difesa e di avvistamento.

È bene sottolineare che la tanto vantata flotta dei Doria, la cui sola presenza avrebbe potuto fungere da valida difesa per la nostra costa, brillò sempre, in realtà, per la sua assenza.
Eppure la storia generale ci racconta che quello era il momento del massimo splendore della potenza di Andrea Doria, citato come il più grande ammiraglio ligure, sgominatore dei predoni! Mistero ancora da chiarire: i numerosissimi episodi di sbarchi saraceni, causa di gravi disastri e lutti per le nostre popolazioni, narrati a fosche tinte dai cronisti della Liguria occidentale, risalgono proprio ai decenni 1530 - 1560, quando Andrea Doria era... il padrone dei mari! Baliano Doria docet!
Altra considerazione da fare è che Arma doveva "difendersi", oltre che dai pirati e saraceni, anche dai Doria, proprio da coloro che avrebbero dovuto invece proteggerla, in quanto loro possedimento.


Nel 1565 venne eretta la fortezza, che ancora oggi domina saldamente il promontorio. Il forte Mostra/Nascondi innalzava la bandiera genovese ed era proprietà della Repubblica, ma era stato realizzato a spese dei Comuni locali.


Chiesa di San Giuseppe   Chiesa di San Giuseppe e Sant'Antonio   Via Boselli   Villa Boselli  


Arma ebbe importanza marittima a partire dalla fine del XVIII secolo e per tutto il secolo successivo, quando era fiorente la cantieristica navale. Negli anni tra il 1840 e il 1900 la città arrivò a possedere una flotta di oltre 60 unità.
Tutt'intorno lavorava una cospicua schiera di carpentieri, fabbri, cordai, riparatori di vele, reti da pesca, bottai, ecc.
Anche il commercio marittimo era ottimo: si esportavano olio, vino, agrumi, legname, laterizi, e si importavano carbone, ferro, cemento e cereali.
Per favorire lo scarico delle merci, imbarcate sui bastimenti, fu costruito un pontile in ferro di fronte al borgo, per l'attracco dei velieri di grosso tonnellaggio.
Il declino marittimo colpì Arma agli inizi del 1900, a causa della costruzione della ferrovia, nel 1872, per cui le merci venivano progressivamente spedite via terra. E la vita economico-sociale Mostra/Nascondi di Arma (così come avvenne un po' per tutte le località costiere liguri) cambiò.
Nei primi anni del '900 si costruì anche la linea tramviaria, che da Taggia portava a San Remo. L'entroterra era servito da corriere, tra cui il famoso Omnibus "FIAT 18 C".

Ormai tutto questo è solo un ricordo. Il successo finale è quello del turismo, prima invernale, poi balneare estivo: una larga spiaggia sabbiosa, protetta da moli, ed un sole perenne da... centomila anni accolgono chi vuole "vivere" Arma.

La stazione ferroviaria di Arma ebbe un suo "momento di gloria" nel 1926 quando buona parte delle popolazioni dei paesi vicini si riversò alla stazione per onorare le spoglie della Regina Margherita Mostra/Nascondi (morta a Bordighera il 4 gennaio 1926) che venivano riportate a Roma sul convoglio funebre.

La piccola Chiesa di San Giuseppe, alla quale si accede da via San Giuseppe, un tempo ancora più vicina al mare di ora, la cosiddetta Chiesetta dei Pescatori Mostra/Nascondi venne edificata tra via San Giuseppe Mostra/Nascondi e il Lungomare di ponente, dietro deliberazione del Consiglio degli Anziani nel 1817.
La Chiesa conserva una statua di Sant'Erasmo (o Sant'Elmo), patrono dei pescatori, portata in processione e poi condotta in mare aperto in occasione della festa estiva in onore del Santo.
La piccola Chiesa, ad aula unica con fianchi curvilinei, quasi a pianta centrale, venne utilizzata dagli armesi fino all'edificazione della grande Chiesa di San Giuseppe e Sant'Antonio (1907), eretta a parrocchia nel 1917.

In questo quadro a matita e acquarello dell'artista P.D. Cambiaso, eseguito nel 1860 circa, viene rappresentata una veduta delicata del porticciolo, con alcuni bastimenti tirati a riva, probabilmente bisognosi di lavori da parte del locale cantiere navale che sorgeva di fronte al Borgo S. Giuseppe.
L'asino col carretto, la strada deserta e le case affacciate sul mare esprimono efficacemente l'atmosfera di un pigro pomeriggio d'estate.



Cenni storici tratti dal libro "Arma, da una grotta... una città", Garberoglio-Stella, ediz. Graficolor, Arma.
Testi: Prof. Laura Garberoglio, Storica e Scrittrice, Arma.

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