Le attività economiche del nostro territorio sono prevalentemente legate al turismo, in quanto quasi tutte, da quelle dei servizi, a quelle della tradizione
agro-alimentare, a quelle immobiliari, commerciali e artigianali trovano nei turisti i principali promotori per la
conoscenza delle nostre offerte turistiche, commerciali, artigianali e per il consumo e la diffusione dei nostri prodotti.
Se il settore turistico entra in crisi, tutta l'economia locale ne risente.
In questo momento la situazione è davvero critica perché la crisi riguarda la maggior parte delle imprese, anche quelle che fino
a qualche anno fa erano competitive su mercati locali, nazionali e internazionali.
Pensiamo ad esempio alla floricoltura, importante motore di crescita per l'economia della Riviera.
Negli ultimi cinque anni, nella nostra provincia, sono sparite 290 industrie e 700 imprese agricole hanno chiuso la loro attività.
La produzione di fiori recisi è diminuita di oltre un quarto.
L'abbandono di serre agricole ha riguardato più di mille ettari.
La concorrenza dei paesi in via di sviluppo, con basso costo di manodopera, invade i mercati europei, dove il 70 per cento dei fiori importati proviene da Kenya, Colombia, Ecuador e anche da Israele.
Si può ancora contare però sul comparto del florvivaismo che è in crescita.
Quindi sarà utile appoggiare tutte le iniziative di promozione e crearne di nuove per incentivare la produzione e la vendita di piante e fiori in vaso.
Il settore turistico continua a registrare perdite consistenti nella presenza degli ospiti. Ogni anno si registrano chiusure di alberghi e di
strutture ricettive, molti hotel e pensioni hanno cambiato destinazione d'uso.
La crisi economica è mondiale, e colpisce sia nella riduzione del numero dei turisti, sia nella riduzione dei giorni di soggiorno, sia nella riduzione della spesa per turista.
Ormai il modello del turismo di massa è superato.
La Liguria, proprio per le sue caratteristiche intrinseche: spazi ristretti, paesaggi raccolti, colline e valli tortuose, non ha mai potuto essere competitiva in questo ambito.
Tuttavia è riuscita ad attrarre diverse generazioni di turisti puntando sulle sue bellezze naturali, sulla qualità, non sulla quantità.
Ora le esigenze sono ulteriormente cambiate, gli ospiti chiedono sempre cose nuove e l'offerta turistica non può più essere quella standard: mare e sole!
Tuttavia dobbiamo riconoscere che nel nostro Comune il turismo è ancora la principale risorsa economica, che traina tutte le altre attività commerciali.
La nostra cittadina continua ad attrarre per il clima temperato, per la bellezza della costa (ampia e naturalmente sabbiosa) per le strutture accoglienti delle spiagge, tutte molto
curate, a differenza dell'arredo urbano che in Arma è penoso.
Siamo convinti però che il turismo oggi possa essere ripensato, e rinnovato attraverso offerte meno note, ma non meno importanti.
Proviamo a proporre ai turisti un diverso tipo di conoscenza del territorio, una conoscenza più profonda e più vera, che
riguardi diversi aspetti della vita e della cultura del luogo: dalle origini dei paesi, ai patrimoni artistici, dalle tradizioni ai prodotti tipici.
Oggi dobbiamo creare interessi, suscitare curiosità e soprattutto DIVERSIFICARCI!
L'omologazione (fortunatamente!) a molti non piace più, e allora torniamo un po' indietro nel tempo, andiamo alle nostre radici e domandiamoci
che cosa cercavano i primi turisti in Riviera?
Prima di tutto la bellezza, i paesaggi, la vegetazione, la luce, i colori, la dolcezza del clima che consentiva di vivere a contatto con la natura, la tipicità dei
luoghi, la loro origine, la storia, l'arte, e poi la genuinità del cibo, i prodotti della terra, l'artigianato.
E ora domandiamoci: possediamo ancora qualcosa di tutto ciò?
Per comprendere e valorizzare le potenzialità del territorio, occorre mettere a confronto il passato con il presente.
Si tratta di un percorso culturale alla ricerca dell'evoluzione dell'Estremo Ponente Ligure.
Inevitabilmente dobbiamo parlare della BELLEZZA: del paesaggio, della luce del mare e del cielo, della vegetazione spontanea (davvero sorprendente per qualità e
varietà). Dobbiamo parlare del clima mite, dell'aria cristallina, degli aromi densi dei profumi sprigionati dai pini marittimi, dai mirti, dai cisti, dalle salvie, dai rosmarini, dai timi della macchia mediterranea.
Dobbiamo parlare degli agrumi, degli ulivi millenari, dei colori che accendono le colline, anche nei mesi invernali, con bianche cascate di ginestre, con nuvole di
mandorli in fiore, con i gialli intensi delle mimose e delle ginestre selvatiche, e poi delle fasce erbose, dove crescono svariatissime qualità di fiori spontanei, dalle violette ai giacinti, dai ciclamini alle orchidee, dalle pratoline ai gladioli.
Abbiamo ancora qualcosa di tutto questo?
Purtroppo la bellezza di questa terra meravigliosa, tanto amata ed apprezzata dagli Inglesi per primi e in seguito dagli abitanti di altre nazioni del nord Europa, oggi possiamo ammirarla soltanto
in pochi luoghi, rimasti miracolosamente intatti e sopravvissuti all'attacco della speculazione dissennata messa in atto da privati, favoriti da amministratori ignoranti che inconsapevolmente hanno
svenduto ciò che avevamo di più prezioso!
È sufficiente osservare qualche acquarello del dott. Henry Alford, oppure leggere la sua descrizione della nostra piana: "Colma di olivi grigio argento che appaiono quasi azzurri in lontananza, è serrata verso nord da catene di monti viola.
A sud si apre ad incontrare il mare che, soffuso da una foschia perlacea, attenua il proprio intenso colore fino a perdersi in un orizzonte evanescente".
Oppure leggere pagine memorabili di autori che conoscevano bene il territorio, come Katherine Mansfield, Klein, Edmondo De Amicis, Giovanni Ruffini, Fra Ginepro da Pompeiana.
Francesco Pastonchi, ad esempio, descrive Arma così: "C'è un piccolo lembo privilegiato... c'è la spiaggia che invita i bagnanti - la spiaggia soffice e morbida, fine
e pulita... c'è la riva la quale dolcemente piega in un piccolo seno... c'è pure la cornice che inquadra questo seno in uno sfavillio d'oro e di viola, e lo impregna di un soave profumo, con tutte le
essenze dei garofani e delle rose, dei gelsomini e dei giacinti. È Arma: la rada profumata.
Questo luogo è spiaggia e rupe insieme, giardino e oliveto".
Ma già nel XII secolo documenti attestano la presenza di agrumi (cetrinis pomis). "Soavi melaranci" nota il Petrarca costeggiando la Riviera.
"Nelli frutti delli aranci e limoni e cedri la massima parte del prodotto de' quel Territorio" si legge in altre cronache medievali.
L'Ariosto raccoglie nei suoi versi l'essenza della Riviera:
"Indi monti ligustici e Riviera
che con aranzi e sempre verdi mirti,
quasi avendo perpetua primavera
sparge per l'aria i beni olenti spirti".
Cedri, limoni e aranci costituivano una risorsa economica per le popolazioni della fascia costiera. La produzione era abbondante e continua in quasi tutto l'arco dell'anno. Il verde cupo delle piante si inseriva armoniosamente sui
colli prospicienti il mare. Dalle coltivazioni si levavano profumi così intensi che si spandevano nell'aria per alcune miglia dalla costa.
Il paesaggio era incantevole e rimase così, quasi immutato, fino a metà del secolo scorso.
E ora domandiamoci: si può valorizzare il territorio se non se ne conosce la storia?
Certamente no!
Quindi prima di tutto sarebbe bene correggere gli errori storici presenti nel sito web del Comune di Taggia e nei cartelli (già segnalati) presenti sulla pista ciclabile!
E poi sarebbe bene guardarsi un po' intorno.
Ci troviamo a pochi chilometri dalla Francia, siamo parte di quell'area Provenzale che ha caratteristiche antichissime, particolari, e ben conservate oltre frontiera.
Perché non sentirci quello che siamo, cioè Liguri-Provenzali?
Ci siamo dimenticati di troppe usanze e tradizioni che ci appartengono.
Le risorse del territorio che meritano di essere valorizzate sono proprio queste: riprendiamoci la nostra identità e il resto verrà da sé!
Un progetto interessante di rilancio turistico deve partire da lì.
Delle tradizioni marinare è rimasto poco o nulla. Non si organizzano mai manifestazioni competitive con imbarcazioni a remi. I gozzi sono quasi scomparsi, mentre in altre località (Ventimiglia, Alassio,
Finale, Varigotti, Noli) costituiscono un'attrattiva e un richiamo per chi vuole imparare a remare o fare l'esperienza di una uscita in mare con i pescatori.
In occasione di qualsiasi manifestazione rappresentativa del territorio, incominciamo a vestirci con i nostri costumi tradizionali (quelli nizzardi) e poi rendiamo preziosi i nostri prodotti, esponiamoli confezionati secondo le usanze tipiche.
A Mentone si fa ancora la festa dei limoni, si vendono saponette e profumi in piccoli cestini di canne identici a quelli con cui si esportavano i fiori, si confezionano sacchettini di lavanda e di erbe aromatiche, si continuano a confezionare
abiti, borse, tappeti, cuscini e svariatissimi oggetti, in tessuto provenzale, molto apprezzati dai turisti.
Ricordiamoci che anche noi avevamo coltivazioni di agrumi pregiatissimi, coltivazioni di lavanda, di violette, di tuberose e di gelsomini da cui si distillavano
essenze, ma le abbiamo abbandonate, mentre in Provenza hanno continuato la tradizione, e ora hanno Grasse!
Riconvertire è la strategia vincente.
Riconvertire quello che rimane del nostro territorio massacrato da amministrazioni che non sono riuscite a immaginare il futuro, ma guardando solo all'utile immediato, sono riuscite a distruggere
la piana agricola più bella e più fertile dell'Estremo Ponente.
A Diano Marina, ad esempio, si coltivano limoni e arance di eccezionale bontà, vendute in zona e molto ricercate. Si può provare anche qui.
Incrementare con incentivi le coltivazioni di agrumi e di ciliegi ancora esistenti a Taggia potrebbe essere il primo passo per rilanciare un'agricoltura di nicchia, per avviare un processo di rilancio agricolo mediante
la produzione di ortaggi e di tutti quei prodotti di eccellenza tipici della nostra zona.
L'aiuto agli agricoltori potrebbe consistere nella pubblicizzazione e nella predisposizione di punti vendita fissi, oltre a quelli già esistenti (mercato della Coldiretti del martedì e venerdì).
Riconvertire significa anche riutilizzare ciò che si possiede, e allora ristrutturiamo e restauriamo il patrimonio urbanistico che abbiamo, evitando nuove cementificazioni, in particolare quelle orizzontali, che
hanno consumato pregevoli aree agricole con svincoli, rotonde, capannoni, e supermercati a go-go, con il risultato di rovinare il commercio e di impoverire l'economia locale, a vantaggio quasi esclusivo di società straniere.
Prima di tutto vanno tutelate le risorse del territorio.
La nostra principale risorsa è l'ambiente, un ambiente unico, particolarmente pregevole per l'area marittima, per le spiagge sabbiose molto frequentate, per il paesaggio delimitato dall'ampio arco costiero e dalle colline degradanti verso il mare.
Il nostro territorio è il naturale sbocco del torrente Argentina, la porta della Valle che conduce alle Alpi Marittime, una valle bellissima dalle caratteristiche geomorfologiche alpine.
Riguardo alla discarica da venire, dobbiamo davvero tutelare tutti insieme l'ambiente, opponendoci con tutte le nostre forze a qualsiasi tipo di discarica!
Non è una buona ragione ricordarci che ne abbiamo una da trent'anni. Anzi è un motivo in più per dire "basta, abbiamo già dato!"
La discarica di Ponticelli dopo trent'anni è stata chiusa, chiudiamola anche noi!